Quei NOVANTASEI MILIARDI DI EURO mancati che potrebbero perfino abbassare parte del nostro debito pubblico, non li ha recuperati neanche un governo che parla ogni istante di rigore, che chiede ai cittadini lacrime e sangue, che taglia da una parte, quella essenziale per la persona, e aumenta dall'altra i costi della vita rendendoci tutti un po' più poveri, insomma: tutti uguali nella povertà, niente più classi intermedie. Solo i "poveri" (la maggioranza) da una parte e i ricchissimi (pochi) dall'altra. Situazione che mi ricorda regimi che spero non tornino mai.
Prima del 2002 le slot machine (o videopoker) erano illegali e facevano gola alla criminalità organizzata che se l'è vista brutta quando lo Stato ha giustamente deciso di regolarizzare il settore. Lo ha fatto obbligando i gestori a collegare ogni macchina al sistema telematico di controllo della Sogei, società di Information and Communication Technology del Ministero dell'Economia e delle Finanze. In questo modo non può sfuggire nessuna giocata al controllo e l'entrata delle tasse è garantita. Ma a quanto pare le società non hanno provveduto. Di chi è la colpa? Questo è uno dei temi del procedimento a loro carico. Di certo il mancato allacciamento ha permesso loro di risparmiare, e molto, sulle tasse. Possiamo chiamarla evasione fiscale? Le società concessionarie, a leggere la sentenza, si erano impegnate perché tutto funzionasse a puntino ed è per questo che parte cospicua della sanzione, oltre ai sospetti di evasione, è costituita da quelle che vengono definite “inadempienze contrattuali”. C'è poi il caso del colonnello Umberto Rapetto, per anni comandante del Nucleo speciale frodi telematiche,“dimessosi” recentemente dopo l'appello, che ha suscitato non poche perplessità soprattutto nel mondo di internet. Ci sarà un fondo di verità in quanto sostiene la rete?
Quei 98 MILIARDI sono quanto diverse concessionarie di slot machine sono state condannate a pagare dalla sentenza di primo grado poi scontati del 96% in appello e i 98 MILIARDI diventano 2 e mezzo. Rigore? Lacrime e sangue? Moralità? Legalità? Guerra aperta all'evasione? O al pensionato al quale l'INPS, per suo errore magari (e quindi il pensionato neanche dovrebbe pagare), ha dato 10 euro in più e con cui ci si è comprato un filetto?
Le società incriminate sono: Atlantis World Giocolegale limited, Snai spa, Sisal spa, Gmatica srl, Cogetech spa, Gamenet spa, Lottomatica Videolot Rete spa, Cirsa Italia srl, H.b.G. Srl e Codere spa che avrebbero “cagionato l’inefficace funzionamento del servizio pubblico, nonché causato lo sperpero delle molteplici risorse finanziarie pubbliche impiegate, nella prevenzione e nel contrasto del gioco illegale; per il mancato avviamento della rete telematica; per il mancato completamento dell’attivazione della rete; per il mancato inserimento in rete di molti apparecchi installati; per il mancato rispetto dei livelli di servizio”.
La guerra all'evasione deve essere in primis una guerra di fermezza, di certezza della pena, anche lì, di annullamento degli sconti fiscali che anche culturalmente permettono il perpetrarsi di comportamenti illegali. Deve essere una "guerra" per l'uguaglianza: niente sconti al piccolo evasore verso il quale si procede subito al pignoramento dei beni? A maggior ragione niente sconti al grande evasore, e se proprio dobbiamo stare ai principi costituzionali, il grande evasore dovrebbe pagare perfino di più mentre il piccolo potrebbe essere, in casi di provata indigenza, sostenuto. É, per di più, in questo caso, gioco d'azzardo, anche se “legale”, e può provocare in alcune persone una dipendenza pari alla peggiore delle droghe. La ludopatia è una malattia grave. La fermezza, la severità, la forza della legge devono dunque essere perfino maggiori. Invece no.
Ma torniamo ai 96 MILIARDI MANCATI. Da un governo tecnico ci aspettiamo ora, alla fine del mandato, una puntata di piedi per restituire agli italiani ciò che è stato tolto loro, recuperando tutti o molta parte di quei soldi. Ci si aspetta che siano cambiate leggi sempre meno leggi e sempre più "consigli per gli acquisti" che però gli italiani non possono fare, tartassati e schiacciati nei diritti fondamentali quali il lavoro,la salute, la dignità.
Di miliardi da recuperare dalle frodi e dall'evasione, e già scoperti da bravi investigatori della finanza, ce ne sono. Vediamo che fine fanno, per esempio, i soldi che derivano dalla maxi frode che coinvolge "47 imprenditori e professionisti di tutta Italia denunciati dalla Guardia di finanza di Pescara. Una forde fiscale internazionale, attuata mediante società fittizie e trust con sede nel paradiso fiscale di Madeira. In ballo ci sono altri 36 MILIONI QUESTA VOLTA di euro, ma i nomi degli imputati sono noti a livello nazionale e operano nei più disparati settori. Vediamo se anche questa volta tutto viene messo a tacere per evitare meno soldi ai partiti, meno pubblicità ai media, meno favori, o se invece prevale il rigor mortis montiano.
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